Accogliamo la sfida!

Dalla quaresima digitale al tempo di Pasqua … altro che dieta!

21 aprile 2014

di Alessandro Grimaldi –

In questi giorni, su Famiglia Cristiana, leggevo dell’iniziativa di un gruppo di genitori di Vicenza che, durante la quaresima appena trascorsa, hanno provato a digitalizzare anche il digiuno. Non entrando nel merito delle motivazioni che hanno portato a questa scelta, probabilmente valide se proposte da genitori che conoscono i loro figli, mi permetto di prendere spunto da questa notizia per riflettere su questa nuova moda che, in effetti, già da qualche anno, sembra si stia diffondendo negli ambienti cattolici: il digiuno da internet.

Fa bene la dieta web? È la domanda che si pone Famiglia Cristiana presentando l’iniziativa. Sinceramente, non credo che per un cristiano sia auspicabile un digiuno dal web, ma piuttosto, una sua rieducazione al digitale.

In effetti tutto sta nel capire come si percepisce la realtà digitale. Se per qualche genitore e/o educatore si identifica con un luogo di distrazione, allora si comprende il suggerimento di digiunare, anche se, per quanto mi riguarda, resta non condivisibile.

La Chiesa italiana (e non solo) in più riprese, in questi anni, ha ricordato che la Rete è un ambiente vissuto, un luogo dove, ci piaccia o meno, è possibile incontrare persone. Uno spazio, quindi, da abitare come cristiani, per testimoniare la propria fede e porsi, in maniera responsabile, al servizio dell’educazione delle attuali generazioni.

Un luogo dove, evidentemente, si ha il dovere di esprimere la missione profetica di ogni battezzato, vigilando sulle tendenze del momento, denunciando le ingiustizie sociali, proponendo i valori immutabili e alternativi al relativismo culturale.

In altre parole, mi chiedo: sarebbe giusto lasciare per quaranta giorni la Rete sprovvista della presenza cristiana, in nome di una presunta pratica devozionale che dovrebbe, probabilmente nelle buone intenzioni di qualche anima pia, elevare spiritualmente?

Ripeto, la questione è tutta nel modo di percepire il web. Se ci limitiamo ad un approccio strumentale, allora è facile immaginare un distacco qualora questi provochi dipendenza, ma se lo si vede come ambiente vitale dell’attuale generazione, allora credo che sia un po’ come chiedere una vacanza, una sospensione, una pausa dall’impegno cristiano connaturale a tutti i battezzati.

La vera sfida è educare ad una quaresima digitale. Far si che lo stile quaresimale che dovrebbe contraddistinguere il cattolico di ogni età, possa entrare anche nelle pratiche digitali quotidiane. Pensiamoci per la quaresima dell’anno prossimo, anche se questo vale sempre, in ogni circostanza e potrebbe essere un suggerimento per i cinquanta giorni che contraddistinguono il tempo di Pasqua.

 

 

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