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Dario Fo: l’addio dell’eterno giullare

15 ottobre 2016

di Antimo Verde – Una delle personalità più eclettiche che hanno caratterizzato il secolo passato e che hanno segnato anche gli anni più recenti ci ha lasciato. Dario Fo è morto per un’insufficienza respiratoria a 90 anni, in ospedale a Milano, dove era ricoverato da due settimane. Nonostante la sua veneranda età e le condizioni di salute che non gli permettevano di essere al massimo delle sue capacità fisiche e intellettiva, Fo ha continuato sino agli ultimi momenti della sua vita a dedicarsi alla sua arte senza mai risparmiarsi, lavorando sino a 10 ore al giorno. Un insufficienza respiratoria legato a una patologia polmonare presente da anni ha arrestato la sua corsa, spegnendo il suo fuoco sacro dell’arte alla quale aveva completamente dedicato la sua vita. Perché Dario Fo rappresentava proprio questo: l’arte.

Grande drammaturgo, regista, scrittore pittore e attivista. Un’esistenza esageratamente fortunata, come lui stesso soleva dire. Figlio di un capostazione, nato in un paesino del lago Maggiore, arriva addirittura a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1997 con la motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.

Fo è stato l’ultimo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura. Prima di lui lo ottengono solo Eugenio Montale nel 1975, Salvatore Quasimodo nel 1959, Luigi Pirandello nel 1934, Grazia Deledda nel 1926 e Giosue’ Carducci nel 1906. E se ce ne fosse stato bisogno, entra così di diritto tra i grandi letterati della storia del nostro Paese. Sembrava di assistere quasi ad un reality quando l’istrionico attore apprese la notizia della sua vittoria.

Quel giorno Fo riceve dall’ANSA al telefono la notizia, mentre è in macchina con Ambra Angiolini, durante le riprese del programma di Rai 3 “Milano-Roma”. Incredulo, ma allo stesso tempo felice, riceve centinaia di chiamate tanto che il telefono diventa incandescente, come ricorderà più tardi l’Angiolini, e regala ai telespettatori la gioia inconsapevole di vivere, in contemporanea con lui, un momento indimenticabile per l’Italia, che è orgogliosa di mostrare al mondo uno dei suoi figli più talentuosi. Un Italia che non sempre si è mostrata benevola con lo stesso Fo.

Si pensi solo alla cacciata dalla trasmissione “Canzonissima”, dove lui e la moglie Franca Rame vengono censurati e allontanati. Rei di aver proposto sketch sui lavoratori edili e sulla loro drammatica condizione lavorativa. Si scatena un putiferio e costerà ad entrambi l’allontanamento dalla televisione per 14 anni. Quando si pensa a Dario Fo, non si può non associarlo immediatamente a Franca Rame, sua indivisibile compagna di vita, con la quale condivide anche la sua carriera artistica.

Un grande amore che si consuma pure sulle tavole del palcoscenico. Fu proprio la Rame che con un bacio a sorpresa, visto che lui non osa avvicinarla, a voler iniziare una straordinaria storia d’amore coronata, poi, dalla nascita del figlio Jacopo, che intraprenderà poi la stessa strada dei genitori. La loro favola terminerà solo nel 2013 con la scomparsa dell’attrice. Indimenticabile resterà l’addio di Dario Fo alla sua compagna, quel lungo “Ciao” pieno di dolore e amore.

Una coppia che darà vita a titoli teatrali che rimarranno scolpiti nella storia del teatro e del costume italiano, come “Gli Arcangeli non giocano a flipper”, “Chi ruba un piede è fortunato in amore”, “La signora è da buttare”, e poi “Mistero Buffo”, dove Fo riprende a modo suo la lezione dei fabulatori e dei cantastorie, raccontando tra sacro e profano, sberleffi e commozione, le storie della Bibbia e dei Vangeli, di papi tronfi e di villani sagaci.

La sua genialità è manifesta quando riesce con originalità e tempestività a cogliere i cambiamenti e gli avvenimenti della società e ad inserirli nei suoi testi teatrali per rappresentarli in diretta. Come accade nel 1969, quando storia e cronaca, vengono inseriti nelle sue pièce teatrali danno vita a titoli come “Morte accidentale di un anarchico”, sulla morte di Pinelli o così per “Il Fanfani rapito”. Dopo tanti altri lavori teatrali, libri, quadri, Dario Fo riposerà al Famedio di Milano, il Pantheon delle personalità illustri, accanto all’amata moglie Franca Rame. Immaginandoli così a ridere e divertirsi ancora assieme.

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