3 Dicembre 2024
Nulla di più originale dietro una narrazione scontata, che passa dalla morte alla vita in un attimo, come un tuffo nel mare di Napoli New York. Il film di Gabriele Salvatores forse convince proprio per essere una vecchia storia, da generazioni raccontata ai piccoli, dove a confronto non sono i fatti, ma la loro rappresentazione interpretativa.
Che si tratti di un soggetto politicamente scorretto non è così scontato solo perché si raccoglie il meglio delle questioni sociali, come emigrazione, povertà , razzismo, violenza sulle donne, pena di morte, etc. A rendere realtà l’apparenza è anche quel sogno americano esportato da oltreoceano e solo in parte realizzato, forse proprio perché attende il ritorno per completarsi.
Del resto l’America è un prodotto d’esportazione, poiché tutto nasce all’ombra del Vesuvio, per concretizzarsi lì dove il cielo brilla di stelle che sono le stesse di Napoli, ma che dopo un viaggio di fortuna devono per forza apparire più grandi.
La fotografia sembra quella di un moderno pinocchio, dove i protagonisti però sono due burattini indipendenti, venuti fuori dal genio creativo di un maestro di rilievo, patrono della piccola Italia, per sfidare una fortuna che sembra essere svanita dalle loro mani, forse proprio per il bene di pochi.
Perché l’amore è tale quando nasce nei cuori innocenti e protegge dalla fame, in un mondo dove sembrano tutti buoni, perché cattiva è la vita.
Un film, Napoli New York, sottovalutato, partito in sordina e cresciuto prima di andare via, con un Pierfrancesco Favino che non emerge fino in fondo, forse proprio perché l’attenzione è ai più piccoli, che vedono le cose dal punto di vista di bambini adultizzati che non conoscono il concetto di famiglia e lo rinnegano proprio perché ne sognano una vera e non presa in prestito.
A. G.