9 Dicembre 2016
di Antimo Verde –
Nell’ultimo periodo si è fatto un gran parlare di alcune dichiarazioni che hanno avuto come protagonisti due dei partecipanti del più famoso reality della televisione, questa volta in versione griffata, Grande Fratello Vip. Questo format (nato nel 1999 in Olanda e arrivato nel nostro paese l’anno successivo), a differenza di altre parti del mondo dove è stato messo in soffitta già da tempo, nel nostro paese riesce ancora a tenere incollati davanti al teleschermo milioni di telespettatori ansiosi di non perdersi neppure una parola o un gesto dei celebri ospiti della “casa”.
L’ultima edizione sembra però essere oltremisura sfuggita di mano agli autori del programma che pare non abbiano fatto i conti con il vero “fattore reale”, che alla fine dovrebbe veramente caratterizzare il prodotto televisivo, ma che al contrario, lo stesso meccanismo induce a sopprimere in forza degli incipit e delle trovate degli stessi.
Eppure nonostante controlli, regolamenti e direttive autoriali, alcuni coinquilini, con disarmante noncuranza, si sono lasciati andare a commenti omofobi e misogini, oltretutto violando il diritto alla privacy dei destinatari delle loro chiacchiere, incuranti di ledere, non solo l’immagine e il decoro di quest’ultimi, ma recando danno anche a chi indirettamente possa essere in qualunque misura legato a loro.
La bagarre suscitata da questa condotta, che ha comportato ingiustamente all’espulsione solo di uno dei colpevoli, ha attirato nuovamente l’attenzione su una questione che da sempre sembra non trovare soluzione e infervorare oltremodo gli addetti ai lavori e non. È giusto oppure no censurare e/o punire chi in un reality, e quindi in un contesto che dovrebbe similmente rappresentare uno spaccato reale di vita, si comporti come di sua consuetudine esprimendosi con termini e palesando ragionamenti che naturalmente gli appartengono, senza doversi preoccupare, pertanto, di chi lo ascolta e lo guarda, sottraendosi di conseguenza ad un qualunque giudizio?
Inverso, essendo paradossalmente questo format televisivo, non un reale contesto di vita quotidiana, ma una realtà artificiale creata ad hoc, a cui assistono milioni di persone in tutta la nostra penisola ed in particolare giovani e adolescenti in cerca di modelli, che tra l’altro recepiscono e metabolizzano ancora più facilmente qualunque tipo di messaggio arrivi dal tubo catodico, è doveroso per chi vi partecipa, attenersi a comportamenti di buon costume e osservare regole di etica, falsando in qualche misura la propria indole, per conformarsi ai meccanismi televisivi?
Certamente, in qualsiasi contesto, ognuno dovrebbe essere libero di essere sé stesso ed esprimersi secondo la propria personalità, però assumendosi sempre la responsabilità delle proprie azioni e parole, tendendo ad una condotta ineccepibile. Un tale atteggiamento dovrebbe essere maggiormente auspicabile, soprattutto quando se si è coinvolti in un reality televisivo, dove è imposta la convivenza in una casa accessoriata con telecamere e microfoni continuamente funzionanti. Il comportarsi in maniera civile e responsabile dovrebbe essere lo stile di vita da adottare sempre e ovunque, a prescindere dal fatto che si possa essere osservati da qualcuno. Una regola fondamentale che tutti dovremmo seguire nella nostra quotidianità, e in special modo, da chi decide di partecipare a programmi televisivi di questo genere.
Purtroppo la degenerazione di tali format, che al loro debutto volevano essere semplici esperimenti sociologici, ma che invece sono diventati dei veri e propri modelli a cui ispirarsi, sembra aver invaso il nostro mondo reale contaminandolo nel profondo e con non poche irreversibili conseguenze. In ultima, ma non meno grave, quella di far cadere, a chi desideroso di emulazione o smanioso di protagonismo, nell’illusione di impersonare un proprio reality e di incorrere, dunque, nel pericolo della falsificazione della propria realtà.