
19 Marzo 2012
Impegno preventivo e repressivo
Il 19 marzo una volta evoca la festa di San Giuseppe, patrono della Chiesa. Una ricorrenza cattolica, celebrata in sordina dal mondo cattolico, sentita abbastanza dalle famiglie che collegano al padre putativo di Gesù, la festa di ogni bravo papà.
I tempi cambiano, mutano le istanze sociali, gli eventi incalzano e così, in questi ultimi anni, per gli studenti della Campania, questo giorno diventa protagonista di una fervida attesa poiché si fa festa a scuola! Il motivo è altrettanto nobile: il ricordo della morte di don Peppino Diana, sacerdote ammazzato dalla camorra il 19 marzo del 1994. La ricorrenza è diventata maggiorenne, ma solo dal 2009 la Regione Campania la inserisce nel calendario scolastico come festa regionale, in ricordo di don Peppino Diana e delle vittime della camorra.
In effetti, la sensazione è che l’estensione alle generiche vittime della camorra, abbia messo in secondo piano il messaggio concreto di don Peppino e della sua morte. La memoria si fa con fatti concreti, con nomi e cognomi, e ogni persona caduta per mano delle mafie, dovrebbe svegliare le coscienze dei singoli, per un impegno personale repressivo e soprattutto educativamente preventivo.
Un regalo a don Peppino: 47 arresti di camorra
Quest’anno, il 19 marzo si apre con una bella notizia. Il sito online de “Il Mattino”, con un titolone in primo piano, ci informa di una operazione in atto nel napoletano, per dare esecuzione a 47 ordini di custodia cautelare. Un regalo a don Peppino, per il suo onomastico, che resta una goccia nell’oceano, tra l’altro da verificare nella sua limpidezza, ma che aiuta a mantenere alta l’attenzione e la tensione su la repressione. Un episodio che ricorda come la camorra arriva in tutti gli ambiti: “Nell’inchiesta – si legge sul sito del quotidiano – sono coinvolti esponenti del clan camorristico Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana e nel nolano, in provincia di Napoli, funzionari e impiegati delle commissioni tributarie provinciale di Napoli e regionale per la Campania, un funzionario dell’Ufficio del Garante del Contribuente della Campania, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un noto docente universitario e un commercialista. Per alcuni indagati è stata disposta la detenzione in carcere, per altri la misura degli arresti domiciliari, per altri ancora il divieto di dimora a Napoli.”
Chi era don Peppino, cosa è la camorra?
Don Peppino era un sacerdote, parroco a Casal di Principe, straordinario semplicemente per aver manifestato l’amore per la sua comunità. Il modo migliore per presentare una persona e lasciare che parli lei ed esprima il suo pensiero. Ecco la lettera che, a quanto pare, ha urtato la camorra e attivato la furia omicida. Si pensava di inserire alcuni passaggi, ma si sarebbe limitata la sua ricchezza. Vi presentiamo la versione integrale:
Per amore del mio popolo non tacerò
Siamo preoccupati
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Come battezzati in Cristo, … ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.
Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
La Camorra
La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.
I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche
È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.
La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani
Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.
Dio ci chiama ad essere profeti.
– Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);
– Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);
– Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);
– Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)
Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO
Appello
Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”
Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).
Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.