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Ogni anno 8 milioni di minori spariscono nel nulla

30 giugno 2016

di Antimo Verde – Il costante successo di pubblico di trasmissioni televisive come “Chi l’ha visto?”, che risulta essere uno dei programmi più longevi della televisione con un’incredibile numero di fedelissimi che seguono con attenzione e con estremo coinvolgimento i casi che vengono trattati, fa capire quanto sia alta l’attenzione sugli episodi di persone che, volontariamente o forzatamente, scompaiono nel nulla. Se poi si tratta di bambini di cui si perdono completamente le tracce, l’interesse cresce in maniera esponenziale.

Ed incredibilmente di minori che scompaiono per sempre, dei quali non si ha più notizie è arrivato ad essere un numero impressionante. Si tratta di un vero e proprio esercito. Dal 1974 al 2014 i bambini scomparsi in Italia si contano essere 15.117 e di questi, la maggior parte è rappresentata da bambini stranieri. Infatti, sono proprio i bambini e i ragazzini una componente preponderante delle persone che ogni anno scompaiono nel nostro Paese: tra tutte le persone di cui si è registrata la sparizione, il 51,7% ha meno di 18 anni.

Secondo i dati di Europol, poi, praticamente in Europa ci sarebbero 270mila bambini scomparsi l’anno, praticamente ogni due minuti ne scompare uno. Nel mondo, poi, si arriva addirittura ad 8 milioni. Naturalmente, è facile pensare che i 13.489 bambini stranieri che sbarcano in Italia, una volta arrivati nelle case di accoglienza, fuggono. Ed è proprio per questo, che i minori stranieri non accompagnati, in realtà, non sono considerarti come persone scomparse, poiché si crede che per scelta, questi, scappano per non farsi identificare.

Il più delle volte il ritrovamento avviene nelle prime ore dopo la scomparsa, soprattutto nel caso dei minori, i quali non hanno risorse e che quindi sono spinti a chiedere aiuto. Per cercare di arginare il fenomeno, secondo Mariacarla Bocchino, dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, bisogna essere più tempestivi nelle ricerche, visto che una ricerca fatta nell’immediato ha una percentuale di successo di almeno l’85%. Al contrario, una ricerca ritardata di qualche ora potrebbe non avere mai percentuale di successo.

Una situazione che diventa ancora più preoccupante se si pensi alle considerazioni fatte da monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, che ha denunciato i molti modi con i quali, con la globalizzazione dell’indifferenza mossa dal solo profitto, i bambini vengono vittimizzati.

Dalla vendita di organi, all’avviamento alla prostituzione, alla pornografia, narcotraffico, elemosina forzata, adozioni transfrontaliere irregolari, matrimoni forzati, reclutamento di bambini soldato, schiavitù da parte di gruppi terroristici, sino al lavoro forzato. Di fronte a questa realtà, la mobilitazione dovrebbe essere massima e l’impiego di mezzi, atti ad arginare e prevenire tali scomparse, massiccia.

Invece, la crisi economica sembra infierire ulteriormente sferrando un altro duro colpo. Infatti, il 116.000, il numero telefonico europeo per i bambini scomparsi, rischia di chiudere a causa dei tagli della Commissione Europea. Un servizio, attivo 24 su 24, che Telefono Azzurro gestisce dal 2009 in convenzione con il Ministero dell’Interno.

Un servizio, grazie al quale, solo nel 2015, ci si è potuto occupare, in Italia, di 163 casi di bambini spariti, perché fuggiti di casa o da un istituto, rapiti o sottratti da un genitore. Per questo motivo Telefono Azzurro, in collaborazione con la federazione Missing Children Europe, ha lanciato la campagna “#Salvail116.000, salva un bambino”, proprio per poter continuare a garantire un servizio essenziale.

Per Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, membro del board di Missing Children Europe e delegato da MCE sul tema dei minori stranieri non accompagnati, è necessaria, difatti, una maggiore partecipazione da parte delle Istituzioni, non solo per prevenire la scomparsa dei minori stranieri non accompagnati, ma anche per rafforzare il sistema di accoglienza, di integrazione e di cura di cui essi oggi godono. Per non lasciarli senza tutela, e rischiare di farli diventare vittime dello sfruttamento e della tratta o di subire abusi.

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