27 Gennaio 2017
di Antimo Verde – La multiculturale Londra, capitale inglese da sempre simbolo del trandy e della controtendenza, della massima espressione di libertà e di apertura mentale, capace di far convivere pacificamente milioni di persone differenti per status sociale, cultura e soprattutto per credo religioso, e per tal motivo apprezzata e rinomata in tutto il globo, nell’ultimo periodo con decisioni e operazioni sbalorditive, sembra al contrario, essersi allontanata insanabilmente da quella che era considerato il suo modus vivendi naturale, tradendo perciò, la sua stessa identità .
Difatti, non solo si sta discostando nettamente dalle più importanti direttive europee, ma particolarmente, dall’imprescrittibile principio di eguaglianza e di integrazione che da sempre hanno contraddistinto l’impero britannico e che ne hanno fatto un grande esempio di civiltà .
Eppure ancora una volta, dopo lo scalpore destato dai risultati del referendum sulla Brexit, che ha sancito l’uscita del Regno Unito dalla Comunità Europea, si è compiuto un altro piccolo passo verso la sua chiusura e il rinnegare quell’apertura politica e sociale, ma soprattutto religiosa, che ne è stata il suo vessillo.
A dare un nuovo colpo all’immagine della quinta potenza mondiale, sembra essere stata la surreale decisione del Ministero degli Interni del Regno Unito che ha vietato l’ingresso a tre arcivescovi cristiani di Siria e Iraq.
Invitati direttamente dal Principe Carlo per presenziare all’inaugurazione della cattedrale siro-ortodossa di Londra, i tre arcivescovi (quello di Mosul, di Ninive e quello di Homs), hanno dovuto rinunciare alla cerimonia a cui era invece presente lo stesso Principe di Galles.
L’evento, che secondo l’intenzione degli organizzatori e dello stesso Principe, che si è svolto davanti a oltre 600 invitati della comunità religiosa e che voleva essere un profondo segno di incoraggiamento in un momento in cui i membri della Chiesa ortodossa siriaca nella loro patria di Siria e Iraq stanno attraversando prove terribili di sofferenze, si è trasformato invece un atto di vera e propria intolleranza e discriminazione.
Un atto incomprensibile dei funzionari britannici secondo i quali i tre leader religiosi essendo nullatenenti, e non essendo, perciò, in grado di sostenere se stessi, avrebbero potuto decidere di rimanere nel Regno Unito.
Una decisione che risulta ancora più eccessiva se si considera che con una recente direttiva di Londra si accolgono senza alcuna difficoltà i membri della Fratellanza Mussulmana, che altro non è che un organizzazione considerata terroristica e dichiarata fuorilegge da governi di molti paesi come l’Egitto, la Siria, la Russia e L’Arabia Saudita, e soprattutto con l’autorizzazione a visitare le moschee britanniche a due leader islamici che predicano senza alcuna remora la caccia ai cristiani.
Un atteggiamento questo della Gran Bretagna, che potrebbe non risultare affatto strano se si pensa che la politica degli ultimi tempi non fa altro che aiutare i gruppi jihadisti e tollerare l’espansione del Califfato, consolidando loro interessi.
Il rischio è certamente quello dell’emulazione da parte di altri stati che innescheranno politiche estere sempre più restrittive, ma soprattutto il perseverare di tali condotte da parte degli albionici certamente inaspriranno i rapporti sociali che confluiranno in diatribe sociali e religiose, facendo divenire quella che era considerata la Grande Isola che guarda l’Europa, in un’isoletta guardata a vista dal mondo.