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Culle vuote: in Italia sempre meno figli

7 Aprile 2017

di Antimo Verde – “Più siamo meglio stiamo” recita un garbato proverbio popolare, ma evidentemente gli italiani non sono dello stesso avviso visto che, secondo gli ultimi dati diffusi dall’ultimo rapporto dell’Istat sul numero della popolazione, hanno deciso di essere, al contrario, sempre di meno. Infatti, nel 2016 il numero dei bambini non nati ha raggiunto le dimensioni di una città come Monza. Un dato mai stato così alto, tanto che secondo il Population Division del Departement of Economics abd Social Affairs dell’Onu, ormai gli italiani “sono un gruppo etnico in via di estinzione” e soprattutto sta diventando un paese popolato essenzialmente da vecchi.

Secondo il documento a popolare il Bel Paese ci sarebbero 59.798 milioni di persone, ma la cosa che più impressiona è rilevare che dal 1990 il rapporto fra nascite e decessi è negativo e l’ultima revisione aggiornata delle previsioni per la crescita parla di una popolazione praticamente ferma. A dispetto di quanto si potesse pensare, che la popolazione italiana fosse cresciuta grazie ad un afflusso sempre maggiore degli immigrati che si sono radicalizzati, anche quest’ultimi invece, adattandosi all’attuale modello familiare italiano, fanno meno figli e in età sempre più avanzata.

Infatti, si deve considerare che anche se le straniere fanno 1,95 figli per donna, contro e l’1,27 delle italiane, il tasso di fecondità delle donne immigrate negli ultimi cinque anni si è ridotto da 2,4 a 2,0 figli per donna, e l’età media al primo parto è arrivata a 28,7 anni, più vicina ai 32,3 anni delle italiane. E recentemente si è conquistato un altro triste primato, in quanto si è raggiunto il “punto di non ritorno”: il numero di persone sopra i sessant’anni supera quello di coloro che sono sotto i venti. La cosa che più preoccupa è che le proiezioni dicono che è molto improbabile che si riesca ad invertire la tendenza.

Ma indubbiamente se risulta una crescita della popolazione nell’ultimo quinquennio ciò è dovuto esclusivamente agli immigrati, senza i quali alcuni comuni, soprattutto quelli più isolati e che distano almeno 75 chilometri dai centri urbani, sarebbero a rischio di estinzione. In questi comuni minori, dove vivono più di 923.000 abitanti, negli ultimi cinque anni i residenti italiani sono diminuiti di oltre 10.000 unità, mentre gli stranieri sono cresciuti di oltre 13.700, garantendo così un saldo demografico positivo di 3.685 abitanti e quindi una crescita della popolazione dello 0,4%.

La causa di questo lungo e drastico calo demografico, secondo i più recenti studi sociologici, è sicuramente da ravvisare nell’attuale crisi economica che attanaglia e spaventa, sull’occupazione delle donne sempre più concentrate sulla loro carriera e sulla difficile conciliazione tra casa e lavoro, visto anche la mancanza di servizi assistenziali, come gli asili che sono pochi e costosi e che hanno orari talvolta inconciliabili con quelli delle lavoratrici. Ma sono anche le dinamiche della coppia moderna che ormai demotiva la procreazione.

Oltre alla sempre minor durata del matrimonio tradizionale, aumentano le “non coppie”, formate da chi ancora vive in famiglia a causa della precarietà professionale, o che, quando esce, lo fanno per inseguire un progetto di vita individuale. Purtroppo la stragrande maggioranza dei giovani raggiungono la piena autonomia molto tardi e per conseguenza rinviano molte delle decisioni familiari riproduttive. Finiscono gli studi tardi, entrano nel mercato del lavoro tardi, escono dalla famiglia tardi, rimandano la scelta di fare un figlio fino a trovarsi a ridosso di un’età in cui riuscirci è molto faticoso se non quasi impossibile.

Paradossalmente, però, un’occupazione femminile alta risulterebbe una condizione rilevante per fare più figli, in virtù del fatto che ormai una famiglia standard ha bisogno di più fonti di reddito per poter condurre una vita decorosa e dignitosa. In sostanza si fanno scelte riproduttive se si ha una sicurezza economica.

Pertanto, per arrivare ad una soluzione concreta servirebbero riforme e incentivi immediati, come quella sulla riorganizzazione dell’asilo e della scuola materna, e soprattutto il bonus “Mamma domani” da 800 euro introdotto dall’ultima legge di bilancio, che sicuramente contribuirebbero a frenare questa tendenza ed evitare che gli italiani diventino una specie da preservare.

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