27 Giugno 2019
Dalla community alla comunità
L’atteso messaggio di papa Francesco per la 53ma Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali (GMC), che quest’anno si celebrerà domenica 2 giugno, è stato reso pubblico, come tradizione, il 24 gennaio, in occasione della memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Testo che conferma i contenuti anticipati dal titolo: «“Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana».
Un programma che passa attraverso categorie familiari agli addetti ai lavori, ma anche di ampio uso comune e, forse per questo, a volte oggetto d’interpretazione personale equivoca.
La metafora della rete e della comunità
Da una prima lettura del messaggio è possibile cogliere delle parole chiave e, senza troppa fantasia, collegarle tra di loro, creando una serie di ponti tra culture distinte che necessitano di essere integrate sul piano educativo.
Innanzitutto social network communities e comunità umana. Nel cercare un incontro tra i due concetti, Francesco utilizza “la metafora della rete e della comunità”.
Il discorso sembra rispecchiare l’ormai scontata dialettica tra pericolo e opportunità, alla quale il pensiero della Chiesa sulle comunicazioni ci ha abituato e, infatti, contestualmente, camminando su due binari, mentre allerta sui soliti punti deboli, propone il significato positivo di contesti che, evidentemente, se isolati restano neutri.
Così si propone la rete per riscoprire le potenzialità di internet ed evidenziarne la dimensione comunitaria in termini di partecipazione popolare: “La rete funziona grazie alla compartecipazione di tutti gli elementi”.
Social network community
È evidente come i social network, non solo permettono a tutti di poter partecipare attivamente al villaggio globale, ma richiedono anche, come necessità impellente, il contributo di ognuno per poter funzionare al meglio e dare vita a legami solidi. Il papa è consapevole, infatti, di come, “nello scenario attuale, la social network community non sia automaticamente sinonimo di comunità”.
Che non lo sia, però, non vuol dire che non possa esserlo. Anzi, se, per il momento, prendiamo per buona l’attuale demarcazione tra virtuale e reale, digitale ed analogico, online e offline, potremmo anche ipotizzare che, in futuro, le nuove generazioni, ignoreranno la distinzione almeno sul piano pratico della percezione e, l’impianto dicotomico si ridurrà ad un’impronta teorica.
L’utilizzo consapevole ed esplicito della metafora continua, sul fronte sociale, con lo stesso concetto di comunità, per poi spostarsi verso frontiere più teologiche, ma non per questo meno pratiche, con il concetto paolino del “corpo e delle membra”, per ribadire il legame tra comunione e alterità.
Dal like all’Amen
Ritornando al linguaggio dei social, altra moderna metafora della fede, che utilizza Francesco nel messaggio per la GMC per continuare a parlare di comunità, è il “like”, questa volta in contrapposizione con “amen”: “la Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui like, ma sulla verità, sull’amen, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri”.
Colpisce questo inedito binomio, tanto da meritare un breve commento e, prima ancora, un’esclamazione spontanea: magari! Sarebbe bello, infatti, se il gesto spontaneo e, tante volte, inconsapevole del like, si trasformasse in manifestazione cosciente di adesione ad un messaggio. Una suggestione, questa, che, ancora una volta, assume i tratti di una sfida sul piano educativo. Poiché limitarsi ad esprimere il proprio consenso, dando ragione a tutto e al contrario di tutto, contribuisce ad alimentare il relativismo già abbastanza dilagante del pensiero a doppio senso e impoverisce il proprio profilo. Che i nostri like, allora, siano degli Amen pronunciati a conferma di ciò in cui crediamo, a firma di un testo che condividiamo perché, magari, portatore di un significato forte, che abbiamo compreso, interiorizzato, proclamato ed interiorizzato con la vita.
App, tutorial e l’influencer di Dio
A postilla di queste brevi prime riflessioni sul messaggio per la GMC, ultime due suggestive metafore della fede, probabilmente da approfondire, arrivano sempre da papa Francesco, nei giorni immediatamente successivi alla promulgazione del testo e, per la precisione, da Panama, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Tra i diversi stimoli del discorso due espressioni sulle quali educatori ed insegnanti potranno ricamarci sopra, divertendosi con i loro giovani.
Innanzitutto, “la salvezza non è un app che si scarica e neppure un tutorial da dove apprendere le ultime novità”. Siamo d’accordo e, a tal proposito, segnaliamo, con un pizzico di ironia, i numerosi applicativi digitali e i tanti youtuber che indicano strade e diffondono conoscenze.
Infine, un omaggio a Maria che, rischiando molto, con il suo “si” ha cambiato la storia, diventando l’influencer di Dio.
A.G.