
9 Febbraio 2012
di Emanuele Tanzilli –
Con il Giorno del Ricordo – da non confondere con il Giorno della Memoria, di cui abbiamo già parlato – si richiama nelle coscienze un’altra eredità della Grande Guerra: gli eccidi compiuti durante l’avanzata delle forze jugoslave lungo il confine italiano, a cavallo tra il 1942 e il 1945, ovvero gli anni conclusivi del conflitto.
Il territorio che separa l’Italia dalla Croazia, che comprende le regioni dell’Istria e della Dalmazia, è stato a lungo sede di tensioni sociali e diplomatiche, per via delle differenti etnie che vi abitavano. Con l’annessione all’Italia, in seguito alla prima guerra mondiale, tale clima di ostilità è andato progressivamente crescendo, sia per le pressioni del neonato Stato Jugoslavo, che per le reazioni delle squadriglie fasciste, che fomentavano l’odio con atti spesso violenti.
Fu, però, solo con il secondo conflitto globale che la situazione, effettivamente, precipitò verso una sanguinosa serie di stragi ed esecuzioni. Con la salita al potere e la successiva caduta del regime fascista, l’Italia perse il controllo di quei territori, a favore di una concenzione di “Stato” che non comprendesse più una mera considerazione geografica, ma rispecchiasse anche e soprattutto il concetto di “popolo”.
Purtroppo, le modalità con cui tale transizione venne messa in atto furono tragicamente cruente.
L’avanzamento del “Korpus” jugoslavo, infatti, si lasciò alle spalle centinaia di vittime fra gli oppositori del partito fascista, ma anche semplici esponenti del governo, dell’industria e della borghesia italiana. Sterminati, trucidati, ed ammassati nelle cave chiamate appunto “foibe” nel dialetto locale, da cui anche il neologismo “infoibati”. Un numero che, nonostante la mancanza di fonti certe e documentate, si stima aggirarsi tra i 5 e i 10 mila.
La barbarie che sta dietro al massacro delle foibe viene forse oscurata da altri crimini, come lo sterminio nazista, o semplicemente dalle disastrose conseguenze che la seconda guerra mondiale ebbe sulla società cosiddetta civile. Ma è giusto stimolare al ricordo, come istituito dalla legge del marzo 2004, soprattutto per rendersi conto di come non si parli di semplici avvenimenti passati, perduti nella polverosa memoria di un libro chiuso per sempre. Di contro, invece, anche la nostra popolazione è stata interessata da eventi “eclatanti” nella loro tragicità. Se dovessimo ragionare solo sulle cifre, l’olocausto ebreo rappresenterebbe l’unico argomento di discussione e di riflessione, per le sue spaventose proporzioni. Ma è bene tenere a mente che anche i nostri concittadini sono stati vittime di quell’odio razziale che ha lasciato cicatrici perenni sulla coscienza della collettività.
Il 10 febbraio, dunque, nella commemorazione dell’esodo giuliano-dalmata, l’Italia si stringe attorno ai familiari delle vittime e a un’identità strenuamente difesa, spesso con la vita, dai nostri compatrioti.
Mi permetto di commentare i due articoli “giorno della memoria – 27 gen.- e giorno del ricordo -10 feb. -” La shoah è stato un evento tragico ed orribile, sebbene, grazie a Dio non abbia vissuto coscientemente quel periodo – sono nato nel 1942 – ne sento l’orrore e talvolta non sono riuscito a sopportare la visione o la descrizione di certe situazioni. Anche mio babbo, pilota militare durante la guerra, ha dovuto nascondersi dai tedeschi che lo avrebbero internato o costretto a combattere per loro. Ma attenzione, oltre la shoah ci sono state due bombe atomiche e gli inutili, strategicamente, bombardamenbti di intere città da parte degli alleati: la più nota è Dresda. Le vittime, dissidenti o religiosi, sotto il regime di Stalin sono state tra i 3,5 e 8 milioni, quelle sotto il regime di Mao 19,5 milioni, vittime complessive in altri stati comunisti(Corea del nord, cambogia, Africa, Vietnam Europa orient. America lat. ecc.) 9,3 milioni. Dal 1900 al 2000 nel mondo sono stati uccici 45,5 mil. di cristiani. E per ultimo i nostri concittadini “infoibati” solo perchè italiani. Gli stessi “partigiani” comunisti, nel famigerato “triangolo della morte” – in Emilia Romagna – hanno ucciso qualche centinaio (sicuramente troppo poche per destare scalpore) di connazionali colpevoli solo di non essere comunisti o di essere sacerdoti o fervidi credenti. Perciò, prima di stracciarci – doverosamente – le vesti per i crimini nazisti è bene meditare sulla malvagità umana che è dovunque. Gradirei volentieri un commento dell’autore degli articoli che, probabilmente, mi potrebbe far cambiare idea.
Nessuno mette in discussione l’enormità dei crimini compiuti durante la storia. Ancora oggi, ascoltiamo con cadenza quasi quotidiana notizie di attentati a matrice etnico/religiosa che provocano centinaia di vittime. Eppure si parla poco di quello che accade in Siria, o in Iraq, o in Afghanistan. Temo che nel tempo si sia venuta a creare una sorta di “assuefazione” nei confronti di eventi del genere, per cui si preferisce dare risalto alle ondate di gelo o agli sviluppi dei reality piuttosto che approfondire le situazioni socio-economico-culturali da cui stragi e stermini derivano. Ecco, è proprio per questo motivo (o almeno, anche per questo motivo) che esistono ricorrenze come il Giorno della Memoria o il Giorno del Ricordo: i nomi sono di per sé già abbastanza esplicativi. E’ doveroso dedicare qualche riga a questi avvenimenti, come sicuramente potremmo fare e faremo ad Agosto, per ricordare Hiroshima e Nagasaki, o a Settembre per ricordare le Torri Gemelle. Non si tratta di oscurantismo, ma di semplice coincidenza cronologica, sempre ricca di spunti di riflessione sulla scia, purtroppo, di crimini brutali e follie psicopatiche. Le vittime non hanno mai ideologia o colore politico, quando a causarne la morte sono atti indegni come quelli che commemoriamo in questi casi. Sappiamo bene degli orrori perpetrati nei gulag sovietici come di quelli compiuti dagli stessi cristiani all’epoca delle crociate. Vi è un unico comune denominatore, che non sta nella matrice politica né nell’appartenenza religiosa, ma soltanto nella ingiustificabile scelleratezza che accomuna ogni crimine contro l’umanità. D’altro canto, la doppia ricorrenza a così breve distanza (Giorno della Memoria e Giorno del Ricordo) è simbologicamente forte anche in questo senso, poiché riconduce implicitamente a due opposte derivazioni politiche, ed il fatto che su questo sito se ne parli in maniera equilibrata e scevra di pregiudizi è sintomatico di un’attenzione che non tutti possono (o vogliono) permettersi. Chiarito questo, le stragi naziste sono e restano parte di una delle pagine più nere e deprecabili che la storia umana abbia conosciuto, al di là di ogni considerazione preliminare che vi si possa compiere, e non riconoscerlo sarebbe una miopia critica imperdonabile.
Leggo solo ora la risposta al mio precedente commento, ringrazio molto il Dr. terzilli che mi ha voluto rispondere in modo pacato ma convincente. Un cordiale saluto e buin lavoro da Umberto Moletti