12 Dicembre 2016
di Antimo Verde – Quello che si celebra quest’anno è un compleanno davvero speciale. Una ricorrenza eccezionale per una delle organizzazioni più importanti e attive del mondo, che nei suoi 70 anni di storia, senza sosta e sempre con costante impegno, continua la sua lotta per l’infanzia e per un mondo migliore e libero, il più possibile, da dolori e sofferenze. Grazie al contributo del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ovvero dell’Unicef, infatti, si sono avuti enormi progressi in favore di bambine, bambini e adolescenti in tutto il mondo dagli 0 ai 18 anni.
Creato l’11 Dicembre del 1946, con l’ambizioso scopo di migliorare le condizioni di vita dei bambini europei, l’Unicef realizza subito la sua prima campagna di vaccinazione contro le malattie come tubercolosi e framboesia e i lancia i programmi legati al grave problema dell’acqua e dell’igiene. Con l’inclusione della scolarizzazione nel suo programma, i bambini africani riescono, poi, ad avere accesso all’istruzione.
Con la sua incessante attività è riuscito a raggiungere e ad operare sul territorio nazionale di 190 paesi, in gran parte afflitti da guerre, violenze, fame e catastrofi naturali, attuando interventi nel campo sanitario, nei servizi e nelle forniture d’acqua.
Purtroppo, nonostante i grandi risultati raggiunti sino ad ora, in tutto il mondo ci sono ancora gravissime emergenze che affliggono i più piccoli. Come riportato dal direttore generale dell’Unicef Italia, Paolo Rozera, nel mondo, difatti, quasi un bambino su quattro vive in Paesi colpiti dalla guerra o disastri e spesso poter accedere a cure mediche, all’igiene, all’istruzione o alla nutrizione adeguata.
Ad esempio, in Siria sono 6 milioni di bambini che hanno bisogno di assistenza e quasi 3 milioni sono minori sfollati, mentre nel nordest della Nigeria, arrivano ad 1 milione di bambini. In Europa si sta assistendo ad un esodo di milioni di migranti che fuggono dalle loro terre per scampare a guerre, fame e catastrofi, ma il viaggio dei più piccoli si interrompe a metà essendo soggetti più deboli.
Milioni di persone che intraprendono estenuanti viaggi nella speranza di una vita migliore, ma che il più delle volte, svanisce con lo spegnersi delle loro vite. Si calcola, infatti, che solo nel 2015 e nella prima metà del 2016 sono più di 6.600 i rifugiati e i migranti annegati o dati per dispersi in mare e tutt’ora molti corpi non sono ancora stati identificati. Proprio per questo, ormai, si sta diffondendo la consuetudine, in assenza di identificazione di morti, di celebrare i funerali dei cari attorno ad una bara vuota.
Chi paga maggiormente il prezzo di continui conflitti e disastri sono, naturalmente, i bambini che vivono quotidianamente nel terrore e l’unico aiuto che si può dar loro è la presenza di aiuti umani. Persone in grado di offrire soccorso fisico e supporto emotivo ad esseri umani costretti a sopportare paura e angoscia.
Nonostante il grandissimo operato dell’Unicef, a tutt’oggi, sono più di 4 milioni le persone che hanno bisogno di aiuto, che però rischiano di essere abbandonate a loro stesse per un’inammissibile mancanza di fondi, che si tramuta in mancanza di interventi immediati per crisi d’acqua, per mancanza dei servizi igienici e nutrizione.
Sono assolutamente necessari, pertanto, fondi e introiti che possono permettere all’Unicef di continuare ad operare assiduamente e salvare la vita a milioni di bambini. Un aiuto facile e immediato lo si può dare, ad esempio, aderendo alla campagna “Adotta una bambola Pigotta”, che parallelamente all’anniversario dei 70 anni di Unicef, compie 18 anni.
La bambola, cucita a mano dai volontari Unicef, può essere “adottata” con una spesa minima di 20 euro, importo che sarà in grado di fornire a un bambino di un paese africano un kit salvavita contente, tra le altre cose, vaccini, dosi di vitamina A e antibiotici. Si tratta certamente di un piccolo aiuto, ma se fatto unitamente, può permettere di salvare la vita di milioni di bambini nel mondo.