Accogliamo la sfida!

Scuola: troppe insegnanti donne e poco retribuite

1 Aprile 2017

di Antimo Verde – Dal quando nel 1990 la figura del maestro unico è andata in pensione, in seguito alla riforma della scuola voluta dall’allora Ministro dell’Istruzione Franca Falcucci, e sostituito con il cosiddetto “modulo scolastico”, che prevedeva un gruppo di docenti per ogni classe, la scuola ha cambiato completamente fisionomia.

Se prima di tale rivoluzione il maestro era prevalentemente maschio, oggi invece, sono le donne che rivestono in stragrande maggioranza tale figura, e contrariamente a quanto si possa pensare, non solo alle scuole elementari. Infatti, la percentuale di insegnanti donne che si siedono dietro le cattedre italiane è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi 10 anni, tanto che dei circa 730mila insegnanti che si calcolano nel nostro Paese, le donne rappresentano l’83% dell’intero corpo docente.

Secondo una ricerca effettuata dall’Ocse nello studio “Gender imbalances in the teaching profession”, in tutti i Paesi industrializzati si è assistito a una femminilizzazione della professione dell’insegnante. Ma rispetto agli altri Paesi, secondo nel rapporto del 2016 dell’Ocse, in Italia vi è un disequilibrio per quanto riguarda la distribuzione nel corpo docente, in quanto quasi otto docenti su dieci risultano essere donne nell’insieme dei livelli d’insegnamento.

Naturalmente ciò è già il risultato delle scelte delle discipline di studio degli studenti universitari, in quanto il 90% dei laureati nel campo dell’insegnamento è di sesso femminile. Fanno eccezione le discipline scientifiche, che risultano essere, invece, di competenza strettamente maschile e ciò spiega la più alta percentuale di maschi nell’insegnamento di materie scientifiche e il più basso tasso di donne nelle facoltà di ingegneria, attività manifatturiere e costruzioni, dove rappresentano appena il 30%.

Andando poi ad un esame molto più approfondito nei vari gradi scolastici, si evidenzia palesemente che la disparità aumenta con il decrescere del grado. Difatti secondo i dati del ministero dell’Istruzione degli 87.701 insegnanti titolari di cattedra di scuola d’infanzia, i maschi sono solo 612 e cioè lo 0,7%. La percentuale di insegnanti maschi sale al 3,6 per cento su 245.506 alla primaria, mentre alle medie gli uomini rappresentano il 22% dei 155.705 totali.

Solo nei licei e negli istituti superiori si ha un leggero aumento dell’ala maschile, tuttavia le donne rappresentano il 66% degli oltre 241mila insegnanti. Nonostante la stragrande maggioranza dei docenti appartengano alle “quote rosa”, sorprende però, il fatto che appena si sale di ruolo le cariche più alte siano invece ricoperte dagli uomini. Infatti solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna, nonostante il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile.

Ma se questa una parte dello studio dell’Ocse sorprende, lascia ancora di più perplessi quella riguardante l’età degli insegnanti. Infatti l’Italia registra, insieme a Giappone, Corea, Cipro e Malaysia, la più alta percentuale d’insegnanti ultracinquantenni tra i Paesi dell’Ocse con il 58% nella scuola primaria, il 59% nella scuola secondaria di primo grado e il 69% nella scuola secondaria superiore. Ma ciò vale anche per i dirigenti scolastici della scuola secondaria di primo grado, in quanto la loro età media risulta essere quella di 57 anni.

Come sempre un tasto dolente, nel rapporto riguardante l’Italia, risulta essere il capitolo che si occupa degli stipendi dei docenti basati su qualifiche tipiche in diversi momenti della carriera, che risultano essere relativamente bassi e che variano tra il 76% e il 93% della media. Seppure risulta che retribuzione degli insegnanti aumenta in maniera limitata in tutto l’arco della carriera, i giovani in Italia sono comunque attratti dalla carriera dell’insegnamento.

Nonostante i salari relativamente bassi, infatti, sempre più giovani in Italia scelgono di percorrere la strada dell’insegnamento, sicuramente dovuto anche al fatto della difficoltà di trovare posti di lavoro sicuri in altri settori. Certamente sono anche i ritmi, gli orari e uno stile di vita più conciliante con gli impegni familiari che avvicinano le donne all’insegnamento, oltre ad una garanzia dello stipendio sicuro a fine mese.

Lascia un commento