6 Luglio 2017
di Antonella Palumbo –
La cementificazione causa la sparizione di 75 ettari al giorno di terreno agricolo e paesaggistico del nostro paese. È quanto emerge dal Dossier “Terra rubata – Viaggio nell’Italia che scompare” a cura della FAI e del WWF, impegnate fianco a fianco nella tutela e salvaguardia del territorio.
L’indagine è stata condotta su 11 regioni italiane, il cui territorio corrisponde al 44% della superficie totale. Dai risultati è emerso che, negli ultimi 50 anni, l’area urbana in Italia si è moltiplicata di 3,5 volte, pari a 366,65 mq a persona.
Secondo il Dossier, nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari.
Tra i mali che feriscono il nostro territorio, restano i 207 abusi edilizi al giorno, le cave e le infrastrutture che mettono a rischio aree protette e paesaggi naturali che ospitano numerose specie animali.
Anche l’agricoltura fa registrare un calo dell’8% della Superficie Aziendale Totale (SAT) e del 2,3% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU).
Da questa fotografia emerge un territorio più fragile: circa il 70% dei comuni italiani è interessato da frane che hanno causato, tra il 1950 e il 2009, 6439 vittime tra morti, feriti e dispersi.
Inoltre, il 4,3% del territorio italiano è considerato “sensibile a fenomeni di desertificazione” e il 12,7% “vulnerabile”.
È paradossale la crescita delle città anche in quei comuni, dove si registra da tempo un calo demografico.
Lo spreco del suolo ha conseguenze non solo sul paesaggio e sulla memoria collettiva ma anche sul clima, sulla biodiversità, sull’assetto idrogeologico, sull’economia.
FAI e WWF sono concordi a non considerare il fenomeno irreversibile, ma ribadiscono che occorre invertire la tendenza, anche con adeguati provvedimenti normativi e strumenti pianificatori e operativi da parte della pubblica amministrazione, analogamente a quanto accade in altri paesi europei.