Accogliamo la sfida!

Il sesso degli angeli convince di più fuori che dentro

25 aprile 2022

I preti nel cinema

Vecchie e nuove produzioni del grande e piccolo schermo hanno abituato alla presenza dei preti nei mass media, raccontando storie più o meno convincenti e verosimili, nel rispetto del genere di riferimento.

Dagli arbori del Cinema, i preti sono stati i protagonisti della refigurazione del religioso nell’audiovisivo, interpretati da attori che, provando a togliere la maschera alla categoria, hanno trasmesso un’umanità non sempre scontata soprattutto per i vicini.

La trama del film

Le poche informazioni lanciate in fase di promozione e la scorrevole narrazione presentata nel trailer del film “Il sesso degli angeli”, non rendono lo spessore educativo di un punto di vista forse nuovo per il cinema, ma non per gli “addetti ai lavori” impegnati nel mondo ecclesiale.

In questo caso, l’originalità cinematografica della trama consiste nell’aver associato la parrocchia ad un … , ad una casa d’appuntamenti.

Il film “Il sesso degli angeli” racconta di un parroco, don Simone (interpretato da Leonardo Pieraccioni), che riceve dallo zio un’eredità scottante in Svizzera. In un primo momento ignaro della tipologia della redditizia attività “commerciale”, il parroco pensa di aver risolto i problemi della parrocchia, per poi trovarsi a dover compiere una scelta dinanzi alle tentazioni di una bizzarra verità.

Una questione pastorale

La commedia ha il merito di aver portato all’attenzione del pubblico una questione dibattuta nei ristretti circoli culturali di matrice cattolica, dove, a volte, si “intellettualizza” troppo sulla prassi ecclesiale, allontanandosi da quel senso di praticità che dovrebbe contraddistinguere la riflessione e, soprattutto, l’agire.

Ci riferiamo alla valutazione di carattere etico che accompagna donazioni, sponsorizzazioni e offerte.

Guardando alla pellicola ci chiediamo se una parrocchia può accettare dei soldi provenienti dalla prostituzione, fosse pure in un Paese dove è legalizzata, ma la questione, per quanto ci riguarda, potrebbe estendersi anche ad altri ambiti estremi, come, ad esempio, i soldi illeciti provenienti da attività criminali più o meno di stampo mafioso. Tutto sommato, se posto in questi termini, un falso problema sul piano formale, con il quale, magari, qualcuno dovrà fare i conti per le sue eventuali personali debolezze.

La questione, però, è più ampia e, se anche spesso sfugge dalle preoccupazioni di un povero parroco in difficoltà, in realtà è più ordinaria di quanto si possa pensare, soprattutto in questi tempi dove il confine tra lecito e immorale sembrerebbe sempre più consolidarsi.

Ed allora, a mo’ di esempi, poniamo qualche domanda per stimolare la riflessione: lo sponsor di una festa patronale può essere un’azienda che produce dispositivi per le scommesse? Nell’ottica della pastorale giovanile e del sostegno alle politiche giovanili, è possibile immaginare un’ottimizzazione delle risorse economiche, auspicando un’alleanza tra un gruppo ecclesiale e un’associazione territoriale legata al movimento LGBTQ? A sostegno del giornale della parrocchia, possiamo riservare uno spazio pubblicitario al Tabaccaio difronte la chiesa, dal momento che, per definizione, autorizzato dallo Stato, vende le sigarette, in una confezione che, per legge, deve riportare la scritta “il fumo uccide”?

L’amore non ha regole?

Associazioni scottanti, queste, forse più del binomio parrocchia-bordello coniato dal film di Pieraccioni. Ed, infatti, torniamo a parlare de Il sesso degli angeli, che forse è meglio.

Il film convince abbastanza fin dalle prime scene, dove gli autori, forse convinti di aver forzato un po’ la mano, mettono in scena situazioni abbastanza normali: un matrimonio con la donna in evidente stato di gravidanza, celebrato in una chiesa allestita con bacinelle per raccogliere l’acqua che scorre dal tetto. Il commento del sacerdote durante la celebrazione: “adesso ci sarebbe il bacio, ma vedo che ve lo siete già ampiamente dato”. E aggiunge: “l’amore non ha regole”. Una frase che, detta in quel contesto, forse fa saltare i profili cattolici più conservatori, ma che a noi piace interpretare come il tentativo di gettare un ponte (e non quindi scavare un fossato) per avvicinare Chiesa e giovani, senza voler necessariamente giustificare, ma neanche definitivamente condannare, vista la condizione irreversibile e, quindi, per forza di cose, da accogliere con amorevolezza.

Un prete in incognito

Chiarita la condizione della parrocchia, arriva l’eredità e, così, si parte per prenderne visione … direzione Svizzera.

Sarebbe fuorviante non ammettere l’eccessiva ambiguità della conversazione tra il prete e le ragazze, dettata dall’equivoco sulla comprensione del luogo, agli occhi ingenui del prete compreso come un bar servito da dipendenti. Linguaggi a confronto, quindi, che utilizzano metafore che non possono scandalizzare, semplicemente perché si prende atto che rispecchiano le categorie dei giovani, non solo in quei contesti, ma anche nel più educativo ambiente scolastico.

E così, il nuovo boss ancora in incognito, per una sera cercherà di mettere un po’ di ordine nel casino, provando a selezionare gli ingressi.

La chiesa come barca … dei pirati!

Il racconto continua, la “faccia da prete” è riconosciuta da una delle ragazze, ma prima che l’atteggiamento tradisca a tutte quel mistero così affascinante, don Simone si rivela, presentandosi vestito da sacerdote, paradossalmente in una serata in maschera, dal forte valore simbolico, dove si era invitati a salire sulla barca dei pirati.

Come intuibile, non mancano le tentazioni per l’uomo di Chiesa, anche se, smentendo le aspettative, bisogna riconoscere che, circoscritte in foro esterno, fanno emergere un’attenzione più che rispettosa nei confronti della figura presbiterale.

Il dubbio

Il dubbio, però, non può mancare e poiché “sta alla coscienza la scelta di rotta”, la sua rappresentazione è affidata al silenzio necessario per “leggerti dentro e capire dove ti porterà”. Ad alimentare il momento emozionale, la traccia musicale, con l’innocente voce di Serena Ionta che canta una canzone degna di nota, scritta per l’occasione. Il testo, che necessita un’attenzione particolare da parte del telespettatore impegnato sulla scena, lascia intravedere una soluzione al buio: “se parlasse Dio, saprei con certezza chi sono io, ma una luce si accende e sussurra risposte stupende”.

La conferma emerge nelle scene finali, quando la questione, ormai archiviata, trova una sua conversione positiva, in una confessione degna del Tempo che ha visto scoprire il sesso degli angeli … e quindi, buona Pasqua!

 

A. G.

 

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