1 settembre 2019
di Teresa Beltrano –
Una sorta di stupore e di perplessità mi accompagna sempre, mentre guardo, osservo e cerco di capire il perché non smettiamo mai di comunicare, parlare, chattare. Non c’è luogo, strada, posto, mezzo di trasporto in cui ci troviamo che non ci permetta di interagire con qualche mezzo digitale: smartphone, ipad, ipod, Iphone di una generazione che non sarà mai ultima.
Sono convinta che di tali strumenti non ne possiamo più fare a meno. Siamo migliorati nelle modalità comunicative, consapevolmente sempre collegati, non so quanto siamo coscienti della nostra dipendenza da questi strumenti. È una condizione di fatto: siamo sempre attaccati al supporto digitale che, ormai parte di noi, ci tiene sempre in connessione.
Mi chiedo, di fronte a tutto questo traffico comunicazionale e digitale, qual è la qualità delle nostre relazioni e del dialogo “faccia a faccia”. Certo riusciamo a dialogare a distanza, ad aggiornare il nostro profilo virtuale su Facebook o altri social network, ma siamo in grado di dialogare con chi ci sta accanto? Quanto siamo capaci di investire in relazioni interpersonali autentiche, aperte al confronto? Abbiamo il coraggio di metterci a nudo, senza nasconderci dietro una tastiera o dietro un touch screen?
Mentre entriamo in un negozio, mentre siamo in tram, in ospedale, allo sportello di un qualsiasi ufficio, siamo sempre attaccati al cellulare, in contatto con chi è lontano e non abbiamo intenzione di parlare con chi ci è accanto! Penso che sia importante ogni tanto ritagliarsi una pausa per assaporare il gusto e la bellezza del dialogo e dell’ascolto interpersonale; pausa dal digitale, per guardarci negli occhi e per scoprire la bellezza del volto dell’altro e dei suoi sentimenti.
Parlare di pausa, in questi nostri rapporti ipermediali, è come tirarsi fuori dal mondo. Una sorta di standby, per riallacciarsi a quella realtà più prossima a noi, nella quale viviamo e dove incontriamo quelle persone con cui condividiamo spazi e tempi della nostra quotidianità. Una pausa intesa come “luogo” dove poter distinguere e apprezzare meglio ciò che siamo, la ricchezza che ci portiamo dentro, il senso della nostra vita e il sapore del “tu ” con cui possiamo confrontarci poiché è l’unico modo per scoprire davvero qualcosa di noi stessi e assaporare la vita. Come affermava Edhit Stein ‹‹La vita è sempre comunque la forza più grande in me; e così percepisco tutto di nuovo come “interessante” e coinvolgente, e torno a essere combattiva e piena di idee. Bisogna “accettare le pause”››.