26 dicembre 2019
Una commedia all’italiana per un messaggio universale
Oltre la logica delle rappresentazioni della nascita di Gesù che il cinema ha codificato nell’immaginario collettivo, Il primo Natale di Ficarra e Picone diventa una prima diversa esperienza per chiunque si approcci alla proiezione.
Entrare nel merito di ogni scena per coglierne un insegnamento è davvero complicato, visti gli innumerevoli spunti di riflessione. Proviamo, allora, a dare un’occhiata al trailer, nel filone dell’indagine sulla refigurazione del religioso nei testi brevi digitali, per cogliere alcuni elementi interessanti sul piano dei processi di significazione.
Da questa prospettiva, già dall’anteprima, la novità appare evidente. Abituati ad utilizzare il genere drammatico per tradurre in linguaggio cinematografico il Vangelo, in questo caso dobbiamo aprirci allo stile comico ed, infatti, l’opera è classificata come commedia.
Dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo
Il punto di vista ironico non tradisce il significato più profondo del Natale, anzi, si scopre essere il linguaggio più idoneo per risalire dalle origini del racconto evangelico all’attualizzazione richiesta, in prospettiva educativa, per un possibile passaggio “dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo”.
Dall’anno zero al 2019, oppure, per seguire la narrazione, sarebbe meglio dire dal 2019 all’anno zero, andando indietro nel tempo, di secoli ne passano. Dalla nostra prospettiva, allora, osserviamo la trama da due punti di vista: la rappresentazione della nascita di Gesù; la refigurazione del sacerdote dei nostri tempi, che si confronta con questo evento.
Chi ha letto “Il religioso nella cultura di massa” comprenderà subito cosa si vuole intendere con il secondo punto, lì dove abbiamo già analizzato come viene tradotto il prete nel cinema. Su questo aspetto, allora, scriveremo successivamente.
L’inizio della storia
Soffermiamoci sul vero protagonista che, tra le righe, è pur sempre presente, mostrando come il tutto, in questo caso letteralmente confermato, è stato scritto (e girato) in funzione di Lui: Gesù.
Il video inizia con il l’immagine maestosa del palazzo del Re, all’interno del quale, con linguaggio parabolico, si consuma il primo equivoco quando viene annunciato l’arrivo di due stranieri: “mio Re, ciò che vedo sono due stranieri. Vengono da lontano”. Siamo all’anno zero e la storia ci sembra di conoscerla.
Segue la scena ambientata ai nostri giorni, dove un sacerdote (interpretato da Picone) annuncia alla tv che stanno allestendo il presepe vivente. Un “bambinello” di valore, posto in secondo piano, non sfugge allo sguardo attento e malpensante di chi subito, nell’inquadratura successiva, sarà riconoscibile come il ladro (Ficarra) che, travestito da San Giuseppe, lo porterà via. Inizia l’inseguimento da parte del parroco ed entrambi, dopo aver attraversato un cespuglio illuminato, si ritrovano nel deserto della Giudea, “nell’anno zero, ai tempi di Gesù”.
Siamo all’anno zero
I due personaggi, collocati per un momento in una gabbia, dopo essersi liberati da una grossa catena, iniziano a girare per il paese (Betlemme) alla ricerca di Giuseppe e Maria. A dire il vero, in questi brevi passaggi, i dialoghi non rendono la bontà del messaggio, creando, forse volutamente, l’ennesimo equivoco. Guardando il film, infatti, in qualche occasione si ha l’impressione che si stia per sfociare nel trash, senza, però, mai cadervi e, quindi, lasciando una piacevole sensazione.
La strage degli innocenti
Tornando alla clip, le radici culturali cristiane dell’italiano medio, se pur ladro, vengono confermate da una rudimentale conoscenza del catechismo, con una allusione esplicita al concepimento di Maria e al ruolo di Giuseppe.
Il trailer continua facendo emergere sempre di più la missione dei due protagonisti: salvare Gesù. Il rimando alla strage degli innocenti da parte di Erode è evidente e, forse in questo caso, drammaticamente raccontato con scene che non non rinunciano alla spettacolarità alla quale il cinema cristologico ci ha abituati.
La nascita di Gesù?
Il presepe sembra, intanto, prendere forma, anche se “manca soltanto il bue” (sarà necessario?). Le preoccupazioni del padre, che si chiede se sarà un bambino tranquillo, vengono mitigate dal ladro che, in questo caso, si presta al supporto morale, ancora una volta lasciando intravedere una conoscenza minima dei Vangeli: sarà un bambino tranquillo, ma “poi le cose si complicano dopo i trent’anni”.
Chiaramente, in quel momento storico, a sentir nominare Cristo, lo stupore di tutti sarà assicurato.
Oltre il trailer
Concludiamo con uno strappo alla regola, integrando un pensiero, dopo aver visto la proiezione completa. Il trailer non dice la ricchezza dell’attualizzazione socio-politica del messaggio evangelico, che si lascia cogliere timidamente durante la narrazione dei fatti di Betlemme, ma che esplode in un finale a sorpresa, forse un po’ scontato nella sua forzatura, ma che ha visto un pubblico in sala diviso tra spontanei applausi e smorzate smorfie. A conferma, questo, che il messaggio è arrivato, più evangelico che mai e, quindi, non può che dare fastidio a qualcuno!