
4 Settembre 2011
REGIA: Denis Villeneuve
ATTORI: Lubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Rémy Girard, Abdelghafour Elaaziz, Allen Altman, Mohamed Majd, Baya Belal
PAESE: Canada 2010
GENERE: Drammatico
DURATA: 130 Min
di Teresa Beltrano
La donna che canta è una pellicola, molto intensa, dall’impatto emotivo particolarmente coinvolgente ma che certamente apre una finestra importante sul tema della riconciliazione personale e anche sui processi recenti della situazione politica-religiosa della Palestina. Il regista pone in risalto i massacri causati dagli estremisti cristiani.
La donna che canta Nawal Marwan, ben interpretata, da Lubna Azabal è il filo che lega eventi familiari e quelli politici, religiosi.
Nawal giovane donna cristiana palestinese, è costretta a separarsi dal suo bambino, appena nato, perché figlio di un giovane mussulmano, il quale viene ucciso dai fratelli di lei. Nawal è costretta a lasciare il suo piccolo paese e a trasferirsi a Deressa o Daresh, per studiare lingue all’Università .
Scopriamo la storia di questa donna attraverso il percorso e la ricerca dei due figli gemelli Jeanne e Simon i quali hanno ricevuto il compito, dal testamento della mamma, di rintracciare il fratello e il padre di cui ignorano l’esistenza. Malgrado la poca disponibilità di Simon, le ricerche di Jeanne iniziano da Deressa, il luogo in cui la mamma aveva studiato. Il percorso intrapreso è molto duro, ma è l’unica possibilità per affrontare la verità sulla loro vita e sulla mamma.
Jeanne e Simon, vivono in Canada anche la mamma ha vissuto in Canada dopo la tragica esperienza del carcere in Palestina. Nawal da giovane studentessa ha conosciuto l’orrore della violenza degli integralisti di estrema destra cristiana e da allora aveva deciso di dedicare la sua vita a fare giustizia.
Non rinnegando il suo essere cristiana, uccide il capo degli estremisti di destra cristiana e per questo reato resterà in carcere molti anni. In carcere, tra torture e violenze psicologie e fisiche nonché di stupro, lei avrà la forza e il coraggio di cantare. Nawal non aveva mai dimenticato il figlio lasciato in un orfanotrofio.
L’unico segno che lo distingue dagli altri bambini sono tre punti scuri sul calcagno del piede sinistro che la nonna le aveva appositamente inciso alla nascita. Sarà proprio questo segno che permetterà a Nawal di riconoscere ormai in un uomo adulto il suo bambino e purtroppo anche il suo stupratore. Farà , però in modo che, i suoi figli gemelli, consegnino la lettera indirizzata al figlio e al padre di Jeanne e Simon, che è anche loro fratello.
Le ultime parole e l’ultimo invito di Nawal, rivolto ai figli è che loro fermino la catena di odio con il perdono e la riconciliazione, che vanno ben oltre la logica matematica che attraversa il film.
http://youtu.be/FpccF5GCzJI