
22 Aprile 2011
di Alessandro Grimaldi –
Leggendo le critiche su “Habemus Papam”, il film di Nanni Moretti in visione nelle sale cinematografiche, e soprattutto dopo aver guardato la pellicola, mi viene da pensare che ognuno ha trovato quello che credeva di trovare. Del resto il cinema è una forma artistica moderna e quindi soggetta all’interpretazione personale, spesso sensibile, del fruitore.
Sicuramente, come hanno sottolineato in tanti, colpisce positivamente la verosimile umanità dei cardinali, accompagnata, diversamente da quanto invece ha osservato qualcuno, da una altrettanto umana fede vissuta e non soltanto celebrata. Al formale ritualismo delle litanie recitate in processione dai cardinali, risponde la più spontanea e sofferta orazione del cuore che ognuno di loro esprime nel silenzio: Non io, Signore! Sano atteggiamento, questo, che non deve scandalizzare, ma, anzi, essere d’esempio per qualche uomo di Chiesa attento alla “carriera”.
Come non deve scandalizzare la divertente immagine del Cardinale che cura qualche hobby, in un caso anche cercando di conciliare la cyclette con il breviario.
Verosimile anche il messaggio che si può evincere dal torneo di pallavolo tra i cardinali dei vari continenti. Metafora, questa, dei gruppi di “partito” che potrebbero crearsi intorno alla possibile vittoria di un Pontefice che, al momento, come sottolinea Moretti, non potrebbe arrivare dalla poco rappresentativa Australia, ma dalla favoritissima America Latina.
Ed il Papa? È davvero un uomo senza fede o solo una persona responsabilmente spaventata? Certo, ci saremmo aspettati un Papa che pregasse un po’ di più nel momento di difficoltà, ma l’incontro con Dio non passa anche attraverso la ricerca e la riscoperta di se stessi?
Del resto la Chiesa (e forse questo Moretti non lo sa) da sempre insegna un dato biblico indiscutibile: il libero arbitrio. Un Cardinale eletto Papa può dire di no, come avrebbe potuto dire no Maria all’arcangelo Gabriele.
Ma se “Habemus Papam” ci mette difronte ad una fede dell’uomo fallibile, che visione delle scienze umane, invece, ne emerge? Una psicologia analitica inadeguata, fatta da uomini (marito e moglie separati ed entrambi psicologi) altrettanto fallibili.
Interessante, a tal proposito, il passaggio sulla depressione descritta nella Sacra Scrittura. Il professore di psicologia (non credente) mette in evidenza come nella Bibbia si ritrovino segni di questa patologia, in realtà scoprendo “l’acqua calda”. Se oggi, infatti, è universalmente riconoscibile la depressione come patologia, nessuno mai ha pensato che prima non esistesse. Anzi, in questo caso la Parola di Dio mette in evidenza come le più interessanti scoperte delle scienze psicosociali erano già scritte da millenni.
Concludendo, un buon film che va visto come tale: un’espressione artistica che può suscitare nello spettatore una reazione positiva o negativa in base a ciò che si aspetta di vedere. Personalmente sono andato con l’idea che non si trattasse di un film anticlericale e così ho trovato un messaggio che anziché demoralizzarmi, mi ha incoraggiato a continuare nella mia missione, pur consapevole delle mie fragilità. Peccato che non sia stato così per il protagonista!