10 Settembre 2011
Ci sono delle date, nell’arco di una generazione, che restano indelebili nella memoria di tutti per l’evento che segnano e la risonanza che creano. Giorni che diventano, per chi li ha vissuti, una pagina di diario non scritta, ma incisa nella mente e destinata ad essere riletta per tutto l’arco della vita.
Quale campano, ad esempio, non ricorda dove si trovava il giorno del terremoto del 1980, quando la terra tremò sotto i piedi di milioni di persone? Oppure, giusto per non parlare solo di eventi drammatici, quanti non associano il 1990 ai mondiali di calcio disputati in Italia?
11 settembre 2001 … “e chi so scorda?!” In questo caso l’espressione dialettale “c’azzecca”: chi può dimenticarselo! Dieci anni fa, l’odio feroce di Al Qaida verso gli USA e l’Occidente, si concretizzava con l’attentato terroristico alle Torri Gemelle di Manhattan, a New York.
È, questo, uno di quegli eventi di cui non solo ricordi l’anno, ma anche il giorno e, naturalmente, come lo hai trascorso. Una data che passerà alla storia come l’11 settembre, senza neanche sprecarsi ad aggiungere l’anno, quasi come se dopo di quello non ce ne fossero stati più.
Sono passati 10 anni ed ancora ci aiuta un’altra espressione comune: sembra ieri!
Ricordo che, quella mattina, da Napoli mi recai a Benevento per un appuntamento. Ad ora di pranzo ripresi il treno, arrivai alla stazione di piazza Garibaldi, mangiai qualche cosa per strada e, con degli amici, andammo a farci una passeggiata nel parco di Capodimonte. Fu lì che, seduti sul prato, vedemmo passarci sulla testa, a più riprese, flotte di elicotteri dell’esercito. Ci chiedemmo cosa stesse accadendo e pensammo ad un’esercitazione. Quanto tornai a casa appresi dalla televisione che … stavamo in guerra!
In effetti, forse, in quel momento, nessuno poteva aspettarselo, ma la reazione all’attentato terroristico fu una sproporzionata azione di guerra. “Per fare un piacere ai nostri figli”, fu detto in quei giorni da Bush, ed, infatti, dopo i 3000 morti delle Torri Gemelle, sono morti, in questi anni, altrettanti giovani americani nelle guerre in Afganistan e Iraq. A questi si aggiungono i nostri soldati italiani, che continuano a perdere la vita in quelle zone e, soprattutto, gli invisibili morti civili di quelle terre, che a quanto pare, in dieci anni hanno superato di gran lunga le diecimila unità.
È servito a qualcosa? Non ho le competenze per dirlo. Si poteva intervenire diversamente? Probabilmente si. Ad un atto terroristico non si risponde con le bombe, soprattutto se poco intelligenti! Se fosse così dovremmo andare a bombardare la Sicilia, sperando che tra i morti ci scappi pure il mafioso, o rispondere con i cannoni alle bombe dei brigatisti.
Ci prepariamo a celebrare l’anniversario. L’11 settembre ritorna prepotente e ci ricorda che ha cambiato la storia. Tutti sappiamo dove eravamo nel 2001, ma oggi, dopo dieci anni, dove stiamo?