Accogliamo la sfida!

L’educazione alimentare per la salute e l’ambiente

10 Agosto 2017

di Antonella Palumbo –

Il modello di allevamento industriale degli Stati Uniti denominato CAFO (Concentrated Animal Feeding Operation) si sta diffondendo in tutto il mondo a causa del costante aumento del consumo di carne.

Il paradigma su cui si fondano questi veri e propri campi di concentramento del bestiame è l’efficienza, e per perseguirla si tengono gli animali in spazi ridotti per fare aumentare la parte grassa in poco tempo al minor costo possibile.

E’ quanto emerge dalle foto pubblicate sul libro della Foundation for Deep Ecology intitolato CAFO: the tragedy of industrial animal factories.

Il vero dramma è che è lo Stato che con gli alti incentivi devoluti alla causa, rende legale una situazione paradossale che oltre a recare danno agli animali e alla salute dei consumatori ha un forte impatto sull’ecosistema e sulle comunità rurali del paese.

Difatti, la mucca industriale sottoposta a cure ormonali produce 8150 chili di latte l’anno, a fronte di una produzione di 2400 nel 1950.

Le galline ovaiole sono tenute in gabbie piccolissime, così come le scrofe nelle loro minuscole stanze da gestazione.

Il danno ambientale è enorme; 40 ettari di terreno dedito all’allevamento intensivo producono una quantità di liquami pari ad una città di 100 000 abitanti. Tali scorie non sono monitorate ma spruzzate sui campi adiacenti o convogliate in vasche non sempre impermeabili che consentono costanti infiltrazioni nelle falde acquifere sottostanti.

Sono più di 50 miliardi gli animali allevati con tale tecnica industriale e macellati ogni anno negli Stati Uniti. A tale scopo i pascoli ed il terreno coltivato a mangime occupano il 70% di tutte le terre agricole.

Sono cifre che fanno inorridire se si pensa che se sarà mantenuta in essere tale produzione raddoppierà entro il 2050.

L’Unione europea ha deciso di eliminare gradualmente le tecniche  delle batterie, come le gabbie per le galline ovaiole e le casse di gestazione per le scrofe gravide, entro il 2012.  Inoltre alcuni paesi all’interno dell’Unione europea stanno adottando misure per rendere più umana la macellazione.

Più diritti dunque anche per gli animali, in nome della trasparenza delle informazioni per il consumatore che potrà compiere in tal modo una scelta consapevole, e di una nuova politica economica che premi, anche attraverso incentivi, gli allevatori più attenti ai temi ambientali, alla produzione biologica e alla conservazione delle specie autoctone in via di estinzione.

Il messaggio di tale denuncia è l’invito ad un consumo più umano, equo e sostenibile. È quanto si richiede alle famiglie occidentali, in nome di un sistema alimentare che tuteli la sostenibilità a lungo termine, la salute pubblica, il riscaldamento globale e la sconfitta della fame nel mondo.

Ciò si può ottenere solo con un’educazione alimentare che spinga ognuno di noi ad informarsi sulle modalità di produzione del cibo, sui costi sociali ed economici che una cattiva alimentazione può provocare, nonché sull’impatto ambientale di una scellerata gestione industriale degli allevamenti e dell’agricoltura.

Lascia un commento