
20 Marzo 2012
di Alessandro Grimaldi –
Completa solidarietà deve essere espressa da qualsiasi coscienza che si ritiene civile, ai ragazzi aggrediti, lo scorso 18 marzo, in una discoteca di Luino (Varese), perché omosessuali. La violenza non può mai essere giustificata ed ogni individuo, condivisibile o meno negli atteggiamenti e nelle idee, va sempre rispettato nei suoi diritti e nella sua dignità. Un atto da condannare senza mezzi termini, da approfondire nella ricerca delle responsabilità e, di conseguenza, da punire severamente.
Chiarita la brutalità dell’azione e confermato il rispetto che merita il mondo gay, un’approfondita osservazione andrebbe rivolta anche alla strumentalizzazione che si è creata dell’episodio. L’Arcigay è scesa in campo e in nome della parità ha chiesto una legge ad hoc. Una contraddizione in termini poiché in nome delle pari opportunità si richiederebbe un intervento legislativo a favore della sicurezza dell’omosessuale, rendendolo, di fatto, diverso dagli altri e, quindi, una categoria protetta.
La lecita presunzione di non essere considerati dei “diversi”, sfocia nel riconoscimento della propria diversità, addirittura bisognosa di una protezione particolare. Si richiede una legge contro il manifestato sentimento antigay, quasi come se discriminazione e odio fossero giustificati per altre categorie. Perché, allora, non si emana una legge anche contro i pregiudizi e le aggressioni (a volte non solo verbali) che ricevono gli extracomunitari, i meridionali al Nord, i tifosi della squadra di calcio avversaria, i preti, i testimoni di Geova, etc.? Perché, forse, una legge già esiste e punisce indiscriminatamente ogni tipo di aggressione. Pensare che chi aggredisce i gay può restare impunito solo perché non c’è una legge che li protegge, è pretestuoso e ridicolo. Il reato contro l’aggressione è configurato e poiché si tratta di una legge, vale per tutti. La pena prevista non rende giustizia? Allora si proceda per intensificarla, poiché la cronaca del lunedì è ricca di episodi di aggressione nei fine settimana, e non solo ai gay!
I responsabili dell’episodio di violenza nel varesotto devono essere puniti. Quindici giorni di sospensione della licenza del locale non bastano, ci sono delle responsabilità personali che vanno chiarite e dei fatti concreti (i segni di percossa) che richiedono giustizia. Ben venga pure che si accendano i riflettori sulla questione, ma che coinvolga tutti e renda ogni soggetto uguale difronte alla legge e all’opinione pubblica.