Accogliamo la sfida!

L’Ape Maia, un film per l’animazione educativa

20 Settembre 2014

In una società perfetta tutti hanno un ruolo, dal più grande al più piccolo, ed ognuno contribuisce con la propria attività al bene comune. Spesso questa filosofia di vita prende il sopravvento sui diritti individuali della singola persona (per qualcuno solo un numero) e la sua libertà, purtroppo, finisce dove inizia quella dell’altro. Diciamo purtroppo poiché, questa espressione, troppo spesso condivisa, finisce con l’identificare l’altro come un limite alla propria libertà e, di conseguenza, poiché tutti abbiamo un “altro”, nessuno più è libero.

È questa, a nostro modo di vedere, la dialettica de L’Ape Maia, film di animazione uscito nelle sale in questi giorni, che vede protagonista il simpatico personaggio amico di noi che negli anni ’80 eravamo ragazzi.

Una trama di contenuto, che intreccia i connaturali e quindi perenni valori della vita, con le altrettanto scontate e purtroppo reali questioni sociali. Dai rapporti interpersonali alle relazioni internazionali, non sarà difficile per nessuno, dai più piccini agli adulti, cogliere i legami con la propria vita personale (ricerca dell’identità, amicizia, collocazione sociale, etc.) e con le questioni internazionali (convivenza civile, accoglienza dello straniero, ricerca del potere, minaccia della guerra e ricerca della pace, etc.).

Sarà che le dinamiche sono sempre le stesse, ma il parallelo con ciò che accade attualmente nel mondo nasce spontaneamente senza alcuna forzatura. Si corre il rischio che la minaccia arrivi dall’interno, lì dove, nell’ombra, si elaborano subdole manovre politiche per destabilizzare l’ordine sociale e alimentare pericolosi luoghi comuni sul “nemico”.

Interessante, su questo fronte, come viene refigurata la scuola, luogo educativo alternativo alla strada (il giardino), dove si trasmette una verità soggettiva sull’altro, diverso e per questo pericoloso. La maestra, vittima inconsapevole di un meccanismo che ti impone la propria verità, diventa l’emblema di una comunità educante dalle mani legate, costretta, in aula, a piegarsi all’arrogante di turno, pronto a qualsiasi cosa pur di soddisfare la propria sete di potere … anche sacrificare una giovane vita innocente.

Grande assente, nel racconto, resta la famiglia. Non mancano, infatti, sottili collegamenti al trascendente, ma risulta inesistente ogni possibile riferimento ad un rapporto filiale e ad un contesto familiare.

Interessanti, infine, le provocazioni che lascia il racconto sul piano delle questioni internazionali: siamo davvero sicuri che le responsabilità siano tutte dei nostri “nemici”?

Un film d’animazione che suggeriamo, ricco di spunti di riflessione, utile per l’azione educativa, che dimostra ancora una volta come, a volte, attraverso il linguaggio semplice dei bambini, si possa educare a nobili valori, parlando di tutto a tutti (anche i più piccini) e, di conseguenza, contribuire alla costruzione di un mondo migliore.

 

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