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Nel mondo 700 milioni di persone non hanno acqua potabile

23 Marzo 2016

di Antimo Verde – Più preziosa dell’oro, dei diamanti, del petrolio e di qualsiasi altro bene materiale, l’acqua è naturalmente l’elemento indispensabile per la vita, che da essa si genera e si produce in un ciclo perfetto e incessante. Infatti, l’acqua, che viene opportunamente definita, proprio per la sua preziosità, l’oro blu, è il simbolo della vita senza la quale non potrebbe esistere. Nonostante la consapevolezza che essa sia assolutamente vitale per la nostra sopravvivenza, la si considera scontata.

Ma, in realtà, non è assolutamente così, visto che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo ci sono 700 milioni di persone che non hanno accesso a fonti di acqua potabile. Di questi, 312 milioni vivono in Nigeria, Etiopia, Tanzania, Congo, Kenya, Sud Africa e Sudan, dove tra il 30 e il 70% della popolazione non ha assolutamente acqua pulita. A dimostrazione di ciò, si calcola, inoltre, che ogni giorno nel mondo 1000 bambini muoiono per infezioni contratte a causa delle cattive condizione igieniche, dovute alla mancanza idrica.

Praticamente muore un bambino al minuto. Sembra incredibile, poi, scoprire che a sud del Sahara il diritto all’acqua viene negato a 4 persone su 10 provocando, in questo modo, la diffusione di diarrea, colera, tifo. Infezioni che diventano letali se non sono curate in tempo. Cosa molto probabile, visto che il 42% delle strutture sanitarie africane, non possono usufruire di acqua potabile.

Ma lo stesso problema affligge, sorprendentemente, anche 112 milioni di cittadini della Cina e 92 dell’India. Pertanto, affinché l’acqua possa essere utilizzata senza rischi per la salute, è necessario che sia pulita e monitorata. Attraverso, quelle che sono le cosiddette “fonti migliorate”, ossia pozzi, reti idriche controllate, acquedotti e depuratori. Per assurdo, in paesi come il Congo, Mozambico e Papua Nuova Guinea, metà della popolazione non può bere acqua neppure da fonti migliorate.

Chi non può accedere a queste infrastrutture, o si abbevera da fonti di superficie o da sistemi che non offrono, però, alcuna garanzia sanitaria. Secondo un rapporto congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, questa condizione accomuna almeno 1,8 miliardi di individui nel mondo. Per ovviare a tale mancanza, ogni giorno milioni di persone, soprattutto donne, percorrono chilometri di strada a piedi solo per portare a casa, in una giara, l’acqua per bere, lavarsi e cucinare.

Situazioni e problematiche che viste da lontano sembrano irreali e inconcepibili. Eppure, anche l’Italia ha grossi problemi e difficoltà con questa indispensabile risorsa. Infatti, secondo una ricerca dell’Istat, circa il 30% delle famiglie italiane non si fida per niente a bere l’acqua del rubinetto. Il livello di sfiducia si registra soprattutto al Sud, in particolare in Sardegna, Calabria e Sicilia. Ma il dato più preoccupante è che, in Italia, il 37% dell’acqua che scorre nella nostra rete idrica, si perde per strada prima di arrivare a destinazione.

Una percentuale altissima, se raffrontata con quelle degli altri Paesi dell’Europa. Infatti, la Francia ne perde il 20,9%, l’Inghilterra il 15,5% e la Germania solo il 6,5%. Proprio per ricordare il valore e la preziosità dell’acqua, le Nazioni Unite hanno ideato nel 1992, e indetta per la prima volta nel 1993, la Giornata Mondiale dell’Acqua, con lo scopo di porre l’attenzione sulla sua importanza e sulla necessità di preservarla e renderla accessibile realmente a tutti.

Ogni tre anni, poi, a partire dal 1997, il World Water Council, l’organismo non governativo internazionale creato nel 1996, convoca un World Water Forum per raccogliere i contributi e dibattere intorno agli attuali problemi locali, regionali e globali, che possono essere risolti con obiettivi e strategie comuni. L’edizione di quest’anno è dedicata ad un tema particolarmente importante: “Acqua e Lavoro”. Ossia, al ruolo centrale che l’acqua svolge nella creazione di posti di lavoro in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

Nel mondo, infatti, 1,5 miliardi di persone lavorano in settori produttivi legati all’uso dell’acqua e spesso si ignora che quasi tutti i posti di lavoro dipendono dalla disponibilità e dall’accesso a fonti di acqua. Perciò, avere a disposizione acqua di buona qualità, vuol dire cambiare le condizioni di vita delle persone, migliorare la qualità della vita delle famiglie e le condizioni sui posti di lavoro, trasformando, quindi, realmente e concretamente l’economia e la società.

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