Accogliamo la sfida!

Quasi quasi … mi ammazzo!

3 Agosto 2019

di Francesco Di Chiara –

Quando una persona si ammazza, l’opinione pubblica si interroga sulle motivazioni e, a volte, si lascia andare alle più fantasiose teorie. In realtà, di un gesto così estremo, siamo tutti un po’ responsabili. Non molti condivideranno questa affermazione, ma intanto se qualcuno decide di farla finita, oltre ad un motivo, ci sarà un responsabile? Probabilmente non uno, ma tanti!

Come un cratere che si crea nella terra a causa di insignificanti ma continue gocce d’acqua, così l’animo umano, scavato lentamente dalle lievi pressioni dell’insensibilità sociale, si ritrova tentato dalla morte, a cercare soluzioni definitive.

Ma le statistiche relative ai suicidi sono soltanto la punta dell’iceberg. Sommersa da un mare solo apparentemente calmo, c’è una moltitudine di menti fragili che, anche solo una volta nella vita, sono state accarezzate da idee suicide. Non una mania, ma un pensiero che ritorna quando se ne sente parlare, quasi fosse un virus infettivo che attacca chi trova nei paraggi.

Ecco cosa ha scritto un’insospettabile adolescente, figlio di sana famiglia senza evidenti problemi, quando gli è stato chiesto di esprimere un parere sul suicidio:

Ogni tanto mi viene la voglia di ammazzarmi quando sto nei miei momenti no, però poi rinsavisco e penso di aver pensato una grossa sciocchezza. Poi penso a quelli che si ammazzano veramente, che sicuramente hanno dei problemi gravi per arrivare a quella decisione. Secondo me non sono i pazzi a suicidarsi, ma sono semplicemente persone che iniziano a pensare troppo e poi non trovano più soluzioni a cose che ritengono importanti, se non importantissime, e quindi l’unica soluzione valida è il suicidio!

Chi ha a che fare con l’animo umano sa benissimo quanto sia semplice incontrare persone che almeno una volta ci hanno pensato. Magari, come il nostro adolescente, la maggior parte reagisce concludendo che è una sciocchezza, nonostante ciò è una questione che la comunità educante deve tenere presente senza sottovalutarla.

Pur non condividendone il gesto, non si può condannare il suicida o l’aspirante tale. Ne vanno comprese le motivazioni, senza banalizzarle, poiché un problema, anche se per noi non lo è, può fare danni a chi lo percepisce come tale (pensate, ad esempio, al ragazzo che si è ammazzato perché ha preso un brutto voto a scuola).

Concludiamo, consapevoli di non essere stati per niente esaustivi sull’argomento, ma con la promessa di ritornarci sopra quanto prima. L’intenzione era quella di lanciare la questione a chi si occupa di educazione, poiché passione educativa è anche amore per la vita.

Lascia un commento