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Politica e Legalità, siamo solo noi i tutti?

12 Gennaio 2012

di Emanuele Tanzilli –

La legge è uguale per tutti? Al celebre motto che fa capolino in tutte le aule di tribunale, nelle sedi di giustizia e nelle serie tv, è lecito aggiungere un punto interrogativo che trasformi un assioma universale in un legittimo dubbio. Cosa accade, quando a comparire davanti a un giudice è un personaggio politico o comunque una personalità influente?

Per le persone “normali”, rispettare le leggi, ma più in generale le regole del buonsenso, è un sano dovere a cui segue una punizione in caso di violazioni. Sull’equità e l’opportunità di tali punizioni, per il momento, ci riserviamo di esprimere un parere generale, per cui è giusto che chi sbaglia paghi, ma venga anche messo nelle condizioni di poterlo fare. Eppure, per quanto riguarda le persone più facoltose e potenti, appare più valido il detto “la libertà si compra”, secondo cui è possibile rimediare ad ogni errore ed espiare i peccati semplicemente tirando fuori la giusta quantità di denaro o interpellando la giusta conoscenza o amicizia.

Davvero, quindi, la legge è uguale per tutti, o esistono cittadini “più uguali di altri”, per riprendere un ironico adagio? La politica, specialmente quella degli ultimi anni, ci fornisce una ricca serie di spunti di riflessione in merito all’argomento, la maggior parte dei quali poco entusiasmanti e lusinghieri per il nostro Paese. Nello stesso istante in cui scrivo, alla Camera si vota per decidere sull’arresto di Nicola Cosentino, coordinatore regionale del PDL Campania, ritenuto a seguito di numerose indagini come “il referente politico del clan dei casalesi”. Sull’aspetto etico della vicenda pure si potrebbe dire molto, poiché il buoncostume che vuole che il politico indagato rassegni le sue dimissioni sembra non aver neppure lambito l’Italia, ostaggio di un garantismo esasperato che difende la presunta innocenza (o la poltrona) fino all’ultimo, ovviamente con la benevola collaborazione della burocrazia impacciata e macchinosa, che consente anni di corsi e ricorsi prima dell’emissione della sentenza definitiva.

A tal proposito, mi piacerebbe chiedere anche il parere dei lettori: è giusto che a decidere le sorti di un parlamentare debba essere prima una giunta politica e quindi la Camera, e non quindi il normale corso della giustizia? Lasciate un commento all’articolo per esporre la vostra opinione.

Oltre a Cosentino, possiamo citare, tanto per fare alcuni esempi, anche Alfonso Papa, deputato PDL, finito al centro di una bufera sulla “P4” e sul sistema di favori, intercettazioni e clientelismi ai danni della Pubblica Amministrazione; Vincenzo Nespoli, senatore PDL e sindaco del Comune di Afragola, definito dai Giudici del Riesame “un personaggio di notevole spessore criminale” per i suoi legami con gli esponenti della criminalità organizzata locale; come anche Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano in quota PD, indagato per corruzione in merito al sistema di tangenti che ha coinvolto la ristrutturazione dell’area Falck di Sesto San Giovanni. Giusto sottolineare, comunque, come Penati si sia autosospeso volontariamente dal partito, restando purtroppo un caso isolato. Potremmo terminare questo breve excursus rammentando le vicende giudiziarie dell’ex premier Silvio Berlusconi, una lista sterminata che evitiamo di elencare per senso del pudore e per mancanza di spazio. Risulta più interessante invece ricordare la strumentalizzazione che del suo ruolo ha fatto per proteggersi in ogni modo dalle responsabilità: dal Lodo Alfano all’immunità parlamentare, dal processo lungo al legittimo impedimento; tentativi miseramente naufragati, anche grazie all’ultimo referendum, che ha restituito al popolo quel senso di sovranità ed autodeterminazione tristemente accantonato nel ventennio della Seconda Repubblica.

La parola dunque a voi lettori: la legge è veramente uguale per tutti, o siamo solo noi i “tutti”?

2 commenti

  1. Umberto Moletti /

    L’argomento e molto “scottante”. 1°) personalmente suggeriscio di sostituire la scritta nelle aule giudiziare con “esite un codice penale”. La legge non è uguale per tutti: chi è più ricco sicuramente da un processo ne esce meglio anche per il solo fatto che può pagarsi i migliori avvocati. 2°) I parlamentari sono scelti tra noi italiani: ci rappresentano politicamente ma anche culturalmente. Chi di noi non ha mai sperato, in situazioni difficili (disuccupazione, soprusi delle Istituzioni, lungaggini buricratiche ecc.) di non avere per amico un importante personaggio politico o “un’autorità” per risolvere la situazione ? confesso, con vergogna, che da ragazzo, finite le superiori e non trovando lavoro nè risposta alle numerose domande chiesi al mio parroco se poteva mettere una buona parola – come si diceva allora – presso il Vescovo per un eventuale posto di lavoro! Facciamo governare dai tedeschi che hanno perso la guerra combattuta ma hanno vinto quella econimica.

  2. Emanuele Tanzilli /

    Fin quando ci si illuderà che con la “politica” (quella tra virgolette) si possa far campare tutti, ci ritroveremo sempre invischiati in questi meccanismi di clientelismo e delegittimazione. In realtà, è il popolo che dovrebbe disporre dei politici, e non viceversa, perché questi sono chiamati a svolgere un servizio per la comunità. Che non si traduce, beninteso, in favori personali (molto spesso non riescono a tutelare neppure i propri interessi, figuriamoci quelli degli altri), ma nello svolgere dignitosamente il proprio lavoro.

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