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Con l’arresto di Zagaria ha vinto lo Stato?

11 Dicembre 2011

di Emanuele Tanzilli –

“Capastorta”, questo era l’appellativo con cui Michele Zagaria era conosciuto negli ambienti camorristici, forse per via di quel taglio asimmetrico degli occhi.

Ma il clamore che la sua cattura ha suscitato va ben oltre i nomignoli e i soprannomi, perché, dietro la figura di quello che fino a pochi giorni fa è stato uno dei latitanti più ricercati, si nasconde un vero e proprio impero del settore edilizio.

Michele Zagaria, nato in provincia di Caserta nel 1958, era uno degli esponenti di spicco del clan dei Casalesi, con interessi radicati praticamente in tutta Italia, a partire dalla Campania, passando per tutto il centroitalia e finendo in Emilia-Romagna. Definito da più parti “Il re del cemento”, stava estendendo il suo dominio sull’edilizia anche in Calabria, con la compiacenza delle organizzazioni criminali locali.

Ma lo scorso 7 Dicembre la svolta della cattura. Dopo sedici anni di latitanza, un’operazione congiunta delle questure di Napoli e di Caserta, con il coordinamento di Vittorio Pisani, ha permesso di scovare il boss nascosto in un bunker di Casapesenna, sempre in provincia di Caserta, proprio lì dove già Saviano nel 2006 aveva detto che si nascondesse. Fondamentale il lavoro della Polizia di Stato e della DDA di Napoli, a cui sicuramente vanno riconosciuti i giusti meriti per un risultato così importante e dalla risonanza così vasta. Un altro durissimo colpo per i Casalesi, la cui influenza resta tuttavia notevolissima fra le cosche camorristiche, perfettamente sintetizzato dal primo commento dopo la sua cattura: “ha vinto lo Stato”.

E non possiamo che essere d’accordo, se l’accezione che si vuol dare del termine “Stato” è quella improntata alla legalità, al rispetto delle regole e alla tutela dei cittadini.  Quando, invece, ad emergere sono retroscena sconcertanti come quelli che hanno coinvolto e coinvolgono il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, ovvero Nicola Cosentino, è legittimo continuare a nutrire seri dubbi sulla collusione tra politica e malaffare. Cosentino, già salvato in extremis dal Parlamento una manciata di mesi fa, è accusato di essere il referente nazionale del clan dei Casalesi e la lista di accuse che pende sul suo capo è impressionante. Chissà se la seconda richiesta di autorizzazione all’arresto avanzata al Parlamento sortirà i dovuti effetti o sarà lasciata cadere ancora una volta nel vuoto.

Ad ogni modo, accanto al lungo elenco di personalità che hanno plaudito ed espresso la loro soddisfazione per la cattura di Zagaria, tra cui figurano il premier Mario Monti, il Presidente Giorgio Napolitano, il già citato Roberto Saviano e anche il pm Raffaele Cantone – anche lui illustre figura della lotta alla camorra – si affiancano purtroppo le solite sterili e futili polemiche all’italiana. La questione paradossale, purtroppo, è che sul coordinatore Vittorio Pisani, uomo simbolo dell’operazione, pende un’inchiesta che gli ha causato addirittura il divieto di dimora in provincia di Napoli. E certamente l’immagine di una magistratura che affida un ruolo così importante sul territorio casertano ad un uomo che sarebbe arrestato se mettesse piede a Napoli, soltanto pochi chilometri più in là, non è certamente lusinghiera.

Ancora una volta va, tuttavia, sottolineato l’immenso lavoro delle Forze dell’Ordine che, seppure in un contesto precario per via delle fratture interne e dei pochi fondi a disposizione, svolgono il loro lavoro con abnegazione e spirito di sacrificio, impedendo al Paese di cadere definitivamente fra le mani sporche di sangue della criminalità.

1 commento

  1. Umberto Moletti /

    Mi rallegro per l’operazione della Polizia di Stato e della D.D.A., spero che sia stato un duro colpo inflitto alla cosca dei casalesi. Purtroppo l’illegalità in Italia è molto diffusa, francamente non potrei lanciare “la prima pietra”, ma nel sud è endemica e feroce. Ritengo che persone del taglio di Zagaria, che danneggiano gravemente tutta la Nazione, se non si pentono e collaborano allo smantellamento dell’organizzazione, dovrebbero essere concellate dalla società. Lo Stato decida come.

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