11 giugno 2011
di Sara Capitanio –
215 milioni i bambini lavoratori in tutto il mondo; 115 i milioni di bambini che svolgono attività pericolose. Queste le cifre denunciate dal nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro.
Il rapporto cita una serie di studi realizzati nei paesi industrializzati e nei paesi in via di sviluppo da cui risulta che ogni minuto, un minore che lavora è vittima di un incidente, di una malattia o di un trauma psicologico legato alla sua attività professionale.
Secondo gli standard stabiliti dall’organizzazione, l’età minima consentita per il lavoro è e dovrebbe sempre essere 18 anni. Ma per motivi culturali ed economici, molti governi hanno la facoltà di abbassare la soglia ai tredici. La fascia di età più colpita è quella cha va dai 15 ai 17 anni. Solo negli ultimi quattro anni si è avuto un aumento del 20%. Ad oggi se ne contano almeno 62 milioni.
Miniera. Costruzioni. Agricoltura. Industria. Raccolta rifiuti. Questi gli ambiti in cui vengono impiegati.
Asia e Africa sub-sahariana le aeree in cui è più diffuso lo sfruttamento dei baby lavoratori. La prima ne conta almeno 48 milioni. La seconda quasi 39.
A volte poi non è nemmeno necessario andar così lontano. Sarà anche meno visibile in Italia o, come ha dichiarato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, trascurato nelle statistiche ufficiali, ma è “ben visibile sulle strade della nostre città”.
Nel nostro paese, stando alle ultime stime raccolte (le ufficiali si fermano al 2002) sono circa 500.000 i minori coinvolti in attività lavorative di vario tipo. La maggior parte stranieri. Facili prede per circuiti malavitosi.
Quella del lavoro minorile è una piaga difficile a risanarsi senza la giusta collaborazione delle nazioni maggiormente colpite. Bisognerebbe intensificare gli sforzi a livello globale, nazionale e locale attraverso l’informazione, la protezione e la promozione del lavoro dignitoso.
Porre il minore al centro dello sviluppo umano. Focalizzare la nostra attenzione alle loro infanzie rubate e non solo per compassione ma per la ragione fondamentale, che l’infanzia è un loro diritto e che tutti nasciamo liberi e uguali in diritti e in libertà. Puntare sull’istruzione, obbligatoria e di qualità per la crescita morale e la protezione sociale del minore. È questo che dovremmo fare.
Ogni bambino dovrebbe vivere la propria infanzia tra i banchi di scuola; ogni bambino dovrebbe passarla ad imparare le cose meravigliose del mondo senza guardare e senza farsi toccare da quelle orribili, per le quali c’è tutta l’età adulta.